Partirà alle ore 16 con partenza da P.za S.Marco per manifestare dissenso totale e incondizionato alla violenza ed alla guerra. La manifestazione (con concentramento alle 15:30), toccherà la sede della Prefettura di Firenze, quella della Regione Toscana e il Consolato Americano.
Manifestazione regionale per il popolo palestinese organizzata dalla Comunità Palestinese Toscana, per fermare il genocidio di Gaza, ritrovo e partenza in Piazza San Marco. L'appello alla partecipazione, lanciato dalla Comunità palestinese, ricorda come il mondo intero stia assistendo attonito e addolorato allo scempio dei bombardamenti sulla popolazione civile di Gaza e chiede a gran voce che il governo italiano intervenga direttamente presso Israele e nelle sedi internazionali opportune per chiedere l'immediata cessazione delle azioni militari criminali in corso contro la popolazione palestinese, in particolare nel territorio di Gaza.
Incontro di meditazione per la Pace in Israele e Palestina, domenica 11 gennaio -ore 18.00- alla sala delle Miniature di Palazzo Vecchio. Sono state invitate le comunità ebraica e islamica di Firenze con i loro rappresentanti che hanno confermato la loro partecipazione. A brevi letture di Pace, seguirà la meditazione in silenzio.
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CHI LI HA RIDOTTI COSI?????
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L'esercito israeliano ha avvertito i palestinesi residenti nella Striscia di Gaza che «la terza fase della guerra al terrorismo sta per iniziare». Questo, scrive il sito web dello Yedioth Ahronoth, il testo dei volantini che ancora una volta l'aeronautica con la stella di David ha disperso sul territorio dell'enclave costiera che preannuncia l'escalation dell'offensiva di terra contro Hamas anche nelle aree urbane, autorizzata giovedi dal gabinetto di guerra.
Le artiglierie israeliane non hanno taciuto oggi nemmeno durante le tre ore di tregua umanitaria che stamane erano state confermate da Israele per consentire alla popolazione palestinese di rifornirsi di viveri e altri generi di prima necessità. Lo ha riferito l'agenzia Ansa, che cita testimoni sul posto, i quali confermano che tra le 13 e le 16 (ora italiana) si sono uditi distintamente numerosissimi colpi d'artiglieria israeliana.
Secondo quanto riporta il sito web di Haaretz, anche i razzi palestinesi hanno ripreso a cadere sugli insediamenti israeliani. Intorno alle 16.30, scrive il sito, un razzo è caduto sulla città di Ashkelon, ferendo 14 persone (13 in modo lieve), mentre altre 23, in stato di choc, sono state soccorse dai medici. Altri due missili sono caduti intorno ad Ashkelon, senza fare feriti, mentre due razzi Grad hanno colpito Ashdod. Stamattina, inoltre, quattro razzi erano caduti ancora su Ashkelon, ferendo lievemente tre israeliani. Sei Qassam sono invece caduti in un area disabitata.
L'esercito israeliano ritiene, però, di avere la situazione sotto controllo, anzi, di essere vicino alla vittoria della guerra. Un alto ufficiale dello Stato ebraico, intervistato dallo Yedioth Ahronoth, ha detto che le milizie di Hamas cominciano a dare segnali di sfinimento e che interi battaglioni del gruppo integralista palestinese sono stati annientati nell'ultima settimana. «Centinaia di persone sono state uccise nei vari settori di combattimento, alcune compagnie e battaglioni di Hamas sono stati semplicemente annientati. Si registrano anche casi di diserzione» tra i miliziani. Stamattina le truppe israeliane hanno ucciso Amir Mansi, uno dei comandanti delle Brigate Ezzedin al Qassam, il braccio armato del movimento islamista. Mansi guidava l'unità delle Brigate incaricata degli attacchi con razzi Qassam contro Israele.
Riprendono gli aiuti Onu. Abu Mazen: «Subito una forza internazionale di pace»
Più di ottocento morti a Gaza. L'offensiva israeliana entra nella sua terza settimana mentre si intensificano al Cairo i contatti diplomatici per il cessate il fuoco auspicato dal Consiglio di sicurezza dell'Onu. Israele, che ha scelto di ignorare la risoluzione del palazzo di Vetro per una tregua immediata, porta avanti gli attacchi nel territorio controllato dal movimento islamico Hamas dopo una serie di raid notturni. Anche i palestinesi di Hamas si definiscono «non interessati» alla risoluzione. Quattro nuovi razzi sono stati sparati questa mattina da Gaza contro il sud di Israele: l'esercito dello Stato ebraico non è ancora riuscito a mettere fine a questi attacchi, principale obiettivo dell'operazione "Piombo fuso", avviata nella Striscia il 27 dicembre. I militari israeliani hanno riferito di aver centrato in nottata oltre quaranta obiettivi, fra basi di lancio utilizzate dalla guerriglia e tunnel impiegati per il traffico d'armi alla frontiera tra Gaza e l'Egitto. L'esercito, intanto, è arrivato alle porte della città di Gaza.
Almeno sette palestinesi sarebbero rimasti uccisi nelle ultime ore nei raid israeliani nella zona di Jabaliya, nel nord del territorio palestinese. Sul fronte sud, invece, un attacco israeliano avrebbe distrutto le mura di recinzione di un ospedale e diverse finestre della struttura. L'ultimo bilancio fornito dal coordinatore delle squadre di pronto intervento, Muawiya Hassanein, è di 815 palestinesi uccisi, fra cui 235 bambini e 93 donne e decine di altri civili. I feriti dall'avvio dell'operazione sono oltre 3mila 350. L'esercito israeliano ha dato notizia, da parte sua, di tre civili israeliani e dieci soldati uccisi.
L'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha annunciato la ripresa imminente, a ritmo normale, della distribuzione degli aiuti umanitari che erano stati parzialmente sospesi giovedì, dopo aver ottenuto da Israele «ampie garanzie che la sicurezza degli operatori dell'Onu sarà pienamente rispettata». Un milione di persone sta vivendo senza elettricità, 750mila senz'acqua e gli ospedali funzionano soltanto grazie a generatori di fortuna che rischiano di fermarsi quando termineranno le scorte di carburante, come riferiscono le Nazioni Unite. Oltre all'Onu, anche il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha ridotto temporaneamente le sue attività nella città di Gaza, dopo che uno dei suoi veicoli è stato colpito dagli spari.
Nonostante la risoluzione Onu sia rimasta lettera morta, la diplomazia continua, però, i suoi sforzi. La capitale dei negoziati resta il Cairo, dove una delegazione di Hamas incontrerà nelle prossime ore le autorità egiziane per esprimere le proprie osservazioni sull'iniziativa di pace firmata dal presidente Hosni Mubarak. In Egitto c'è anche il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, che non esercita alcun controllo su Gaza da quando Hamas ha preso il potere nella Striscia.
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